Domenica, 05 Gennaio 2020 07:54

Riflessione fine anno, parte 2.

Stamane mi sono scambiato alcuni messaggi con un nuovo potenziale cliente dubaino. Nell’era del Social Network è quasi tutto molto più facile e veloce, con i suoi pro e contro. Il primo contatto è immediato, addirittura quasi senza filtri. sono convinto che più andremo avanti più il rischio di perdere in formalità sarà maggiore. Se prima era più difficile stabilire e mantenere un contatto estero, oggi è sufficiente scrollare e cercare qualcun altro. Non franintendermi, non voglio fare il bacchettone ma sono convinto che un pizzico di formalità vada a braccetto anche con il rispetto. Ma sto divagando.
Il punto è che il dubaino da “buyer” si è trasformato in “seller”, ha acquisito una fabbrica in India ed ora produce mobili in stile classico. Intarsi in essenza, madreperla, pietre, metalli etc. Non che sia un problmea insormontabile ma praticamente quello che sappiamo fare noi. Tecnicamente eseguiti a regola d’arte ma davvero miseri stilisticamente. Ora, il problema dov’è? Uno dei mercati di riferimento si sta trasformando in un “produttore-rivenditore” che cerca a sua volta nuovi clienti. In Occidente si ma sopratutto in Oriente. Segnale davvero forte a mio avviso. "Ora non abbiamo più bisogno di voi" mi è stato detto!
Qs scambio di messaggi mi ha fatto però ricordare i miei primi viaggi di lavoro. Forse uno dei primissimi a 12-13 anni con mio padre, Napoli in giornata in aereo. Ricordo due cose: l’atmosfera con gli odori dei negozi dei ns clienti di allora ed una scena in un ristorante, dove alla richiesta di mio padre di volere del pesce, per tutta risposta il cameriere tornò con un acquario su una carrello per farci scegliere la ns pietanza. Rimasi abbastanza scioccato, sai?
Successivamente i viaggi si intensificarono, Venezia, Roma (ragazzi non potete immaginare cosa voglia dire girare Roma a piedi con mio padre, un bersagliere!), Firenze, Lecce, Bari, Trani, Taranto...nel corso degli anni però l’attrazione all’estero era forte, grazie anche ai ricordi e ai racconti di mio padre con americani e canadesi che giravano per casa o addirittura medio orientali che arrivavano con macchinoni enormi con diverse persone al seguito e che volevano sempre mobili di grandi dimensioni, per lo più in erable colorato. Che roba ragazzi, portavano anche dei doni e “noi” li chiamavano semplicemente tutti “arabi”.
La mia prima esperienza diretta con l’estero fu a 17/18 anni, Parigi Rue Faubourg Saint Honorè. Forse il primo cliente che scovai personalmente. Quella strada me la ricordo ancora: bellissima, elegante, soffusa e a tratti ammaliatrice nella sua accennata decadenza. Internet andava a 56k, la liretta andava cambiata e gli appuntamenti erano presi approssimativamente via fax ed al telefono. Era l’era del marciapiede, del visitare i grandi negozi, del chiedere del titolare e mostrare i propri disegni e progetti ed instaurare così un nuovo rapporto.
Anche quella volta rimasi colpito positivamente, ricordo quel signore distinto che mi accolse simpaticamente, sfogliò le mie fotografie e cominciò a stilare una lista. Alla fine prese un blocchetto degli assegni, mi guardò e mi disse: “regardons le total”. Che figata questo “estero”, mi pagano ancor prima di produrre i mobili!
Un paio di anni dopo cominciai con le fiere, Parigi e Londra, Birmingham senza dimenticare Milano anche se poi fummo costretti ad abbandonare il Salone.
Successi, errori e qualche batosta si sono succeduti negli anni, nuovi progetti, nuovi clienti mantenendo l’entusiasmo nel lavoro, nella cultura del Made in Italy, nel fatto-a-mano e concepito interamente in un piccolo laboratorio. Tutto affiancando un Padre artista,più artista che imprenditore-artigiano, con grandi visioni artistiche ma paradossalmente i piedi (a volte davvero troppo) piantati per terra.
Nel frattempo gli anni son passati, mi son sempre interessato di marketing, digital, 1.0,2.0 etc, ho voluto formarmi costantemente anche grazie al Gruppo Giovani Imprenditori di Bergamo, cercando sempre il confronto e mantenendo la condivisione con chi ne ha sempre saputo più di me, imprenditori senior o colleghi che fossero.
Ho trovato anche il modo di accostare le motociclette all’ebanisteria e al mobile d’Arte togliendomi qualche soddisfazione, non lo nego, sia in italia che oltreoceano.
Nei momenti duri ho deciso di spingere ancora sul gas, i primi “piccoli-grandi” contract in medio oriente, le fiere negli Emirati, i contatti ripresi in Arabia Saudita, in Qatar, testa alta e petto in fuori, nonostante tutto, nonostante i problemi quotidiani che all’esterno non si doveva lasciar trapelare perché...perché semplicemente “non si può e non si fa!”.
Da 26 mesi a questa parte le cose sono un po’ cambiate, oggi faccio il manager (o meglio, lo sono diventato) in una società di servizi che si sta strutturando sempre più. Faccio il manager grazie alla visione di un imprenditore che ha scommesso su di me e che ha trovato il modo di farmi mettere a sistema l’esperienza maturata “in trincea”. Gratificante e stimolante.
Certo, mi manca un sacco il laboratorio mio e quelli dei miei partner ma ho trovato da subito il modo di costruire ancora “squadre” di lavoro e di convergere forze verso obiettivi comuni. Di sicuro lo sto facendo un po’ meglio di prima.
Chiudo sto pippone di fine anno collegandomi a quanto scrissi a fine 2017... usando la stessa metafora motoristica oggi posso dire che il mio V8 ha nuove camice nei cilindri e pistoni performanti, il volumetrico è stato revisionato ed è tornato a spingere che è una bellezza. Certo, c’è da dare ancora una sistemata all’impianto di raffreddamento ed una rinfrescata alla carrozzeria ma nel complesso sono in pista e non mollo sicuramente il pedale del gas.
2020 sono lanciato, ci vediamo in circuito.

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Venerdì, 03 Gennaio 2020 18:39

Buon anno con riflessione!

Ho scritto la mia riflessione di fine anno, ancora una volta l'ho sentito come una sorta di dovere dettato da non so che, ma che comunque in qualche modo aiuta. Bhe, la terrò li tra i miei scritti ed appunti, sparsi un po’ dappertutto.
Ho appena letto una intervista a Maurizio Lombardi che mi ha ispirato, il mio augurio voglio farlo così, con una riflessione a prima vista semplice ma sempre molto difficile da attuare.

Buon Anno!

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